Quando ho saputo che aspettavo il mio primo figlio, il mio primo pensiero è stato: che regalo per i miei 30 anni!
Mai avrei potuto immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.
Nel giro di un anno, ho perso quel figlio e anche un altro, entrambi a causa della tardiva diagnosi di incompetenza cervicale (IC).
Un anno scioccante, fatto di lutti, di visite mediche, di ricerche incessanti su questa patologia.
È stato molto difficile accettare quanto mi stava capitando: la perdita di due figli amatissimi; la scoperta di avere una patologia congenita rara (ma non tanto quanto si creda); la comprensione della giungla diagnostica e terapeutica che avrei dovuto affrontare.
Ma oltre a queste cose, c’erano tutti i sogni che io, come tutte le mamme in attesa, avevo fatto miei da subito: castelli di biberon, vestitini, bagnetti, pappe, sorrisi, abbracci, calore…che sembravano crollati in un attimo, irrimediabilmente.
Il mio compleanno faceva parte di quei sogni, così come i mille traguardi che avrei voluto raggiungere con i miei figli.
Più si avvicinava, più mi domandavo: che fare?
Poi decisi. Avrei festeggiato allo stesso modo che sognavo.
Non grandi feste, musica fino a tarda notte, tanti amici, tanti brindisi per non pensare.
Ma in un bel ristorante, con un bel vestito, solo io, il mio compagno e…i nostri figli, dentro di noi e con noi, quel giorno e sempre. Come avevo sognato.
Il giorno del mio trentesimo compleanno, così come la mia vita intera, non sarebbero stati come li avevo immaginati; non avrei però, per questo, rinunciato ai miei sogni, seppur in un contesto molto diverso.
Tanti auguri a me, mi sono detta quel giorno.
Tanti auguri a me, mi ripeto ancora oggi, di fronte ad ogni piccolo successo di questa nuova vita.
L.H.
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