16 dicembre, una data che ricorre nella mia vita di mamma.. tutte le volte è un giorno che nell’attesa si veste di festa e poi quando arriva è carico di tristezza.
Stefano e Diego, i miei due bambini sarebbero dovuti nascere il 16 dicembre a distanza di un anno l’uno dall’altro.
E ancora una volta, a ridosso del Natale, invece di essere lì ad ammirare il nostro miracolo della vita, ad accarezzare la pelle vellutata, a calmare e coccolare il mio bambino.. sono qui a sopravvivere, perché dopo Stefano e Diego, dopo che loro sono andati via solo questo posso fare e so fare.
Quello che mi rimane di loro sono dei calzini di lana, comprati troppo presto e una copertina lasciata a metà: la gioia interrotta quella notte dell’8 agosto quando ho capito che tutto stava succedendo ancora, come un trauma che si ripete e che non ha mai fine.
Quella notte Diego si è fatto sentire tanto: mi ha salutato, forse, mi ha chiesto aiuto o mi ha fatto il suo ultimo regalo, la nostra ultima notte insieme.
Adesso credo di sapere il perché: incompetenza cervicale, forse la stessa che mi ha portato via una sorella, che mi ha fatto venire al mondo molto prima.. a distanza di 30 anni ha rubato i miei figli, ha scippato la nostra gioia.
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